Immagine della Chiesa dell’Addolorata con ricordo del disastro della Val di Stava. Credito: Lungoleno/Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0
2000 edizioni fa, il 19 luglio 1985, si verificava una delle peggiori catastrofi della storia italiana.
La diga della Val di Stava, situata sopra l’abitato di Stava presso Desereau, è crollata a causa del cedimento di due dighe di contenimento. Di conseguenza, 268 persone furono uccise entro quattro minuti.
Quando la diga superiore si è rotta, quella inferiore è crollata a causa del rilascio dell’acqua. Contiene circa 180.000 m³ di acqua, fango e sabbia nella sottostante valle del Rio de Stava.
La corrente impetuosa ha squarciato il villaggio, tuonando a valle a circa 90 km/h (56 mph). Lungo il percorso furono demoliti un totale di otto ponti e 63 edifici. Dopo aver percorso circa 4,2 km (2,6 mi), il grande muro di acqua fangosa raggiunse infine il fiume Avicio.
Cosa è emerso dalle indagini?
Le successive indagini sul tragico incidente hanno rilevato che le dighe erano scarsamente manutenute e legate a operazioni minimamente sicure.
Si dice che il tubo utilizzato per drenare la diga superiore si sia intasato di limo, provocandone la deformazione, provocando una riduzione dell’attività.
Il rapporto descrive che questo drenaggio inadeguato e la continua iniezione di acqua nel bacino della diga hanno creato un’enorme pressione sulle sponde della diga.
Di conseguenza, il terreno nell’argine cominciò a liquefarsi finché alla fine cedette. Il contenuto della diga superiore è entrato in quella inferiore e dopo 30 secondi la pressione ha fatto crollare la sua parete.
Per il loro ruolo nel disastro, un totale di 10 persone furono infine giudicate colpevoli di omicidio colposo e di molteplici capi di imputazione e mandate in prigione nel giugno 1992.
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