La parola “nazionale” è stata sottolineata dal Ministro. Ha detto che Roma vuole promuovere le imprese italiane Usa le opportunità Consegnato nei Balcani.
In alcune occasioni il ministro degli Esteri ha suggerito di tenere a Pristina un forum d’affari. Lo scopo di Dajani Aumentare le esportazioni Nei Balcani e in altre regioni per ridurre il debito pubblico italiano.
Il 24 gennaio si è tenuta la Conferenza Nazionale indetta dal Ministro degli Affari Esteri.
Nel suo discorso di apertura, Tajani ha presentato l’evento come un punto di svolta per la politica italiana nei Balcani occidentali: l’Italia vuole diventare il primo punto di riferimento europeo per la regione, in quanto i Balcani occidentali rappresentano un’area importante per la sicurezza e gli interessi economici del Paese. Il governo fornirà sostegno politico e finanziario alle grandi, medie e piccole imprese disposte a investire nella regione.
Uno dei punti salienti del convegno è venuto dagli attori balcanici, una richiesta di una maggiore presenza italiana nella regione.
Un’analisi approfondita dei vari interventi richiederebbe un articolo più lungo. In generale, riflettono il contraccolpo degli stereotipi e della politica balcanica. Per dare un’idea del mood che informa la politica estera di Roma, basta fare riferimento alla definizione di Trieste del premier Meloni. Dipinto nel XIX secolo Glossario, ha descritto la città come “un ponte tra l’identità latina e i popoli slavi e germanici”.
L’attuale approccio dell’Italia ai Balcani è parte di uno sforzo politico più ampio. Nel suo intervento a Trieste, ha osservato Tajani Il termine “Mediterraneo Esteso” (“Mediterraneo Allergado”) è diventato di moda negli ultimi anni tra politici, militari e think tank. Questa espressione si riferisce a un’area estesa che si dice essere influenzata dalle dinamiche politiche ed economiche della regione mediterranea.
La regione ha confini elastici e comprende attualmente Turchia, Medio Oriente, Afghanistan, Nord Africa e paesi subsahariani. Analisti politici Vedono il termine come un quadro per le politiche espansionistiche italiane incentrate sul commercio e l’energia in Africa, nel Mediterraneo orientale e nei Balcani.
L’approccio redazionale del governo italiano ai Balcani suggerisce che Roma voglia perseguire la diplomazia privata per massimizzare i suoi profitti economici.
Prendendo spunto dall’attuale situazione economica e politica dell’Italia nella regione, le iniziative economiche sono incentrate in particolare su Albania e Serbia, già due dei suoi principali partner nella regione.
Questo orientamento allontanerà contemporaneamente l’Italia da ambienti che non offrono le stesse opportunità economiche e dal processo di allargamento dell’UE.
È anche importante ricordare che il coinvolgimento di Roma nei Balcani negli anni ’90 non è stato un successo. La cattiva strategia dell’Italia e la mancanza di preparazione per affrontare la migrazione sono la causa diretta o indiretta di molte tragedie nell’Adriatico. La mancanza di strumenti collettivi a disposizione dei paesi europei ha incoraggiato e perpetuato il conflitto in Jugoslavia.
I trattati bilaterali sono necessari per regolare materie peculiari tra Stati legati tra loro da rapporti diversi e contingenti. Tuttavia, l’agenda diplomatica di Roma mira a utilizzare iniziative bilaterali per far leva sugli interessi economici dell’Italia a vantaggio degli Stati balcanici. Se estesa a livello globale, questa logica potrebbe ricreare la divisione dei Balcani in “zone di influenza” – una pratica che ha prevalso all’inizio del XX secolo.Gi secolo
Fabio Pego è studioso e ricercatore di nazionalismo e destra radicale.
Le opinioni espresse sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di BIRN.
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