Tre anni dopo sono finiti invece con Mr Draghil’ultimo Mr Euro, senza elezioni intermedie nel frattempo.
Gli anarchici tecno-utopisti del Movimento Cinque Stelle sono stati defangati con i metodi antichi del sistema clientelare italiano.
La Lega di Salvini è stata coinvolta dagli industriali del nord desiderosi di assicurarsi la generosità dal Recovery Fund dell’UE. Tutti sono stati cooptati in una certa misura, lasciando un vuoto senza opposizione.
Questo vuoto è stato poi riempito dall’unico partito che ha resistito: l’ancor più estremista Fratelli d’Italia, che ha radici ideologiche nel movimento fascista e rifiuta di accettare il primato del diritto comunitario.
Quindi il ciclo del governo tecnocratico che porta a una reazione populista si ripete.
La nomina di Mario Draghi a premier non è stata un colpo di stato. Le sottigliezze costituzionali sono state nuovamente confermate. Si può obiettare che è popolare e che gli italiani sono in gran parte contenti di lasciargli gestire sia la pandemia che i legami fiscali con l’UE.
Ma non si perde per nessuno che se le elezioni si svolgessero oggi, i sondaggi suggeriscono che la leader di Fratelli Giorgia Meloni sarebbe il prossimo primo ministro d’Italia, a capo di una coalizione di estrema destra con la Lega di Salvini e abbastanza seggi per comandare la maggioranza assoluta .
Ecco perché l’establishment italiano ha fatto di tutto negli ultimi giorni per impedire un voto fino all’ultimo momento possibile nel giugno 2023.
La coalizione ribelle in attesa è meno ostile all’euro di quanto non lo fosse una volta. Tale questione è per ora svanita nella politica italiana perché la BCE non è più l’esecutore delle politiche di austerità e dell’ideologia ordoliberale del denaro duro.
È diventata un’istituzione a moneta morbida che attualmente assorbe il debito italiano e serve l’interesse nazionale italiano. Ma il quantitative easing non può andare avanti per sempre.
La posizione della BCE diventerà insostenibile con l’inasprimento delle banche centrali nel resto del mondo, e non solo negli anglosassoni.
L’alleanza odierna nel consiglio direttivo tra il blocco dei debitori del sud dell’eurozona e gli economisti accademici centristi neokeynesiani non è durevole.
È probabile che l’equilibrio interno si muova verso Falchi monetari a guida tedesca chiedendo la fine dello stimolo di emergenza.
Si può obiettare che l’Italia ha ottenuto una svalutazione interna di successo all’interno dell’euro, recuperando la competitività perduta nel modo più duro da anni di tensione e compressione salariale.
L’Italia oggi ha un avanzo delle partite correnti vicino al 4% del PIL. Non ha più un cambio ovviamente sopravvalutato rispetto al nord Europa.
Ma ha ottenuto molto di questo schiacciando gli investimenti, rendendo ancora più difficile per il paese uscire dal suo cattivo equilibrio e uscire dal debito.
Draghi ha tardivamente cercato di invertire questo mix fatale di politiche, ma nemmeno lui è in grado di fornire una cura miracolosa sotto i due vincoli del tempo e della costituzione italiana.
Prima o poi i mercati dovranno fare i conti con la fine dell’illusione di Draghi.
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