Italia: USB nella grande manifestazione contro il governo Meloni e l'economia di guerra

1 giugno: la manifestazione contro il governo Meloni e l'economia di guerra è scesa in piazza con migliaia di persone, diecimila secondo diverse stime. Così, il Corteo Nazionale del 1° giugno è riuscito numericamente e qualitativamente a raggiungere il suo obiettivo di dimostrare che esiste un’opposizione politica, sindacale e sociale in questo Paese che non si lascia incantare dalle chiacchiere del circo mediatico e cerca di rispondere alle esigenze e requisiti. esigenze della classe operaia.

Una classe che in questi decenni è stata scientificamente divisa, e che l'USB si è posta il compito di organizzare costruendo un senso collettivo di appartenenza e di consapevolezza: lo abbiamo visto nella nostra numerosa e rumorosa sezione, composta innanzitutto dai nostri compagni gli immigrati, sui quali ricade la parte più pesante delle politiche e dello sfruttamento dei loro datori di lavoro. Si passa dai lavoratori di tutti i settori pubblici e privati, ai pensionati, a coloro che lottano per un alloggio e un reddito, al crescente mondo dei lavoratori precari e a basso salario.

Migliaia di studenti delle scuole medie e universitari e numerose associazioni e comitati regionali, che sei mesi fa insieme alle forze politiche di classe e all'USB, formarono il comitato organizzatore della Marcia Nazionale del 1° giugno contro il governo Meloni.
Sono tutti uniti da un unico tema, che è il rifiuto della guerra e il continuo sostegno alla causa palestinese, una battaglia per l’umanità e la giustizia che oggi si aggira nelle arene di tutto il mondo e, anche in questo tragico momento, ci spinge a lottare di più . da quando.

Le lotte per i salari, per la sicurezza sul lavoro, per un grande piano governativo per l’occupazione, per politiche economiche e industriali per il rilancio complessivo del Paese, per la riduzione dell’orario di lavoro, sono al centro del nostro cammino e delle lotte che devono crescere in intensità e forza nei prossimi mesi.
Dobbiamo fermare la guerra ma dobbiamo anche fermare questa deriva autoritaria, oppressiva, antisociale e razzista che avvelena la società.

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L'arena di oggi ci dà la forza, la speranza e la responsabilità di portare avanti la nostra missione.

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