Google, Amazon e AirBnB hanno ricevuto sostegno dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) per una controversia sulla normativa italiana.
Nel 2020 il governo italiano ha adottato un regolamento che impone alle aziende tecnologiche che operano in Italia di fornire informazioni sulla propria attività e di pagare un contributo finanziario al governo.
Le aziende che non forniscono informazioni o fondi rischiano una multa di un importo non divulgato.
Google, Amazon e AirBnB hanno contestato il regolamento, sostenendo che esso contravviene alla normativa comunitaria vigente che prevede che le suddette società siano tenute solo a seguire le normative dei paesi in cui hanno sede fisica.
Sebbene le tre società forniscano servizi in Italia, non hanno uffici UE nel paese.
Gli uffici UE di Google e Airbnb si trovano in Irlanda, mentre l'ufficio UE di Amazon si trova in Lussemburgo.
“Uno Stato membro non può imporre obblighi aggiuntivi a un fornitore di servizi online situato in un altro Stato membro”, ha affermato in una nota la Corte di giustizia europea.
“L’Italia non può imporre ai fornitori di tali servizi situati in altri Stati membri obblighi aggiuntivi che, sebbene necessari per fornire tali servizi in quel Paese, non sono imposti nello Stato membro in cui risiedono”, si legge nella decisione.
La sentenza della Corte di Giustizia Europea a favore di Google, Amazon e AirBnB è definitiva e non può essere impugnata dalle autorità di regolamentazione italiane.
“Google, Amazon e AirBnB sostenuti dall'UE nella disputa informatica in Italia” è stato originariamente creato e pubblicato da Giudizioche è un marchio di GlobalData.
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