L’Italia sapeva che Gianluca Vialli stava morendo, ma la sua perdita ha scosso profondamente il Paese.
Lui Altro che calciatore – Era una figura culturale la cui passione per lo sport, il suo paese e la santità della vita lo hanno preceduto.
Il quotidiano sportivo Gazzetta dello Sport si è lamentato di “andato troppo presto”, descrivendolo come “il nostro amico più debole” la cui “delicatezza è sempre stata il suo segno distintivo”.
Il povero ragazzo fatto bella storia non è suo. Willi era figlio di un milionario che si era fatto da sé, cresciuto in una villa in Lombardia.
Ma i soldi non potevano comprare il suo talento naturale come calciatore.
Ha brillato per la sua Cremonese, poi per la Sampdoria, dove il suo talento ha attirato l’attenzione del mondo, e poi alla Juventus, i colossi torinesi che ne hanno tratto vantaggio rendendolo il calciatore più costoso del mondo.
Da lì, si è trasferito a Chelsea e ha avuto una storia d’amore duratura con la vita a Londra.
Ma era tutt’altro che un orgoglioso italiano che ha lavorato a fianco del suo caro amico Roberto Mancini nella gestione della Nazionale.
Il loro abbraccio dopo la vittoria nella finale dell’Europeo 2020 è stato così amato dall’Italia che il primo ministro Giorgia Meloni lo ha rilasciato pochi istanti dopo. La morte di Willie è stata annunciata.
Perché, nonostante tutto il suo genio assoluto come giocatore (in effetti, era un attaccante eccezionale, fuori dagli schemi), sospetto che la tragedia dell’Italia riguardi qualcos’altro.
Willie era appassionato, allegro e aperto con le sue emozioni.
Ci ha regalato lacrime, urla, risate e irritazione, ma sempre gioia.
Ed è notoriamente elegante, devoto alla camicia croccante e al look del maglione con scollo a V che chiunque abbia trascorso del tempo in questo paese conosce bene.
Ha scritto un libro sulla differenza tra il calcio in Italia e in Inghilterra e ha devoluto il ricavato in beneficenza.
Ha vissuto con il cancro e ha vissuto le sue brutali oscillazioni tra paura, dolore, speranza e poi, tristemente, la vittoria finale della malattia su di lui.
Lo ha fatto con una combinazione di apertura e coraggio che tutti possiamo sperare di emulare.
Ha lavorato con la Nazionale fino a poco prima di Natale, quando ha deciso di smettere.
La persona che non puoi fare a meno di apprezzare.
Un calciatore ammirato da avversari e tifosi. Ed è morto all’età di 58 anni.
È un giorno triste per l’Italia e per tutti noi.
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