Almeno 10.000 lavoratori agricoli migranti in Italia vivono in “insediamenti informali” dove sono privi di diritti e sono sfruttati, secondo un nuovo rapporto dell’Associazione nazionale dei ministeri italiani (ANCI).
Molti di questi insediamenti esistono da anni e mancano dei servizi di base, afferma il rapporto.
Il rapporto è stato compilato nell’ambito di un piano triennale per combattere lo sfruttamento dei lavoratori e il caporalato nel settore agroalimentare italiano e si basava su un “sondaggio” degli insediamenti condotto tra ottobre 2021 e gennaio 2022.
I suoi autori hanno descritto il rapporto come un’indagine “senza precedenti”, in cui metà dei comuni italiani hanno compilato un questionario.
38 enti locali hanno segnalato un totale di 150 insediamenti informali o non autorizzati. Questi si presentavano in molte forme, comprese baraccopoli di baracche, tende e roulotte e edifici occupati o occupati.
“Questo rapporto non è una semplice mappa di come i migranti vivono e lavorano nei nostri campi, ma spiega in modo più dettagliato il modo in cui riconosciamo o neghiamo la dignità di quelle vite e lavorano oggi nelle nostre regioni”, ha scritto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali italiano Andrea. Orlando e Antonio Degaro, Presidente dell’Anci, nella prefazione della relazione.
“Per troppo tempo abbiamo sopportato il peso di luoghi che negano i nostri principi costitutivi e il rispetto che dobbiamo a ogni essere umano”, hanno aggiunto.
“Li abbiamo, etimologicamente, tollerati. Non possiamo sostenere quel peso, né vogliamo. Restituiamo a ‘casa’ e ‘lavoro’ il significato che dovrebbero avere ovunque”.
Per la sua posizione strategica e centrale nel Mediterraneo, l’Italia è considerata uno dei punti di ingresso per molti richiedenti asilo e rifugiati che arrivano in Europa.
Nel 2021, il paese ospita circa 5,1 milioni di immigrati, ovvero l’8,7% della popolazione nazionale.
“Appassionato pioniere della birra. Alcolico inguaribile. Geek del bacon. Drogato generale del web.”