Napoli – In quella notte buia (e più burrascosa), con i pensieri stravolti dall’idea di un 3-1 sul Verona e dubitando che sarebbe riuscito a ritrovarsi, per un po ‘Aurelio de Laurentis doveva dare via la sua roba Con idee e comprensione: il Napoli, quello che ora ha lasciato, sbalordito, questo lo ha portato a temere che un giorno sarebbe stata una squadra inesistente, intrappolata nelle proprie insicurezze, sbadata e irregolare, poi persa e in cerca di shock. Ma un manager non riesce a pensare dall’istinto, segue sempre la propria logica – altrimenti fino a prova contraria – per capire, si guarda intorno dentro e fuori. Rafa Benitez è stato il tentativo più veloce di riscoprire le tracce del tempo, in cui il Napoli, uscendo dalla propria dimensione, ha scoperto di avere anche lui un respiro tattico internazionale: ma un intervento, in una settimana come questa, richiederebbe la logica di un allenatore di calcio, soprattutto un presidente.
RAFADL – All’inizio è meglio evitare di gettare acqua sporca e bimbo, chiacchierare, salutare Rafa Benitez, parlarsi dall’alto di un’amicizia che potrebbe resistere anche al divorzio: ci sono tante cose da dirsi e messaggi diretti per cominciare – in alcuni casi, anche per chi è stato vaccinato La lingua non è usata – per costruire un piano per essere pronti a vicenda. Queste si chiamano chat di pattuglia, ea volte parlano da sole, ma senza doversi guardare allo specchio, de Laurentis ha arricchito la sua strategia, quindi ha più idee. Rafa Benitez si è distinto da Dalian in Cina, un addio elegante, ben noto per il suo stile, e de Laurentis, nella tempesta emotiva della partita, scoperto ventiquattro ore prima della separazione, ha lanciato le proprie valutazioni. Ognuno, ora, si rifugerà nelle proprie riflessioni e tra 48 ore capiremo cosa succederebbe se accadesse.
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