Il gin potrebbe essere il nuovo spirito più caldo d’Italia, ma è anche il vecchio spirito più caldo. Come molto vecchio. Per quanto non italiano possa sembrare alle orecchie moderne, il gin ha uno dei collegamenti più lunghi di un’opzione ad alta prova dietro il bar nel territorio italiano. La prima forma di gin è stata sviluppata dai monaci dell’Italia meridionale nel XII secolo e il ginepro, il botanico principale del gin, è stato un popolare additivo per bevande almeno dai tempi dei romani.
Una profonda relazione con questo particolare distillato e le sue caratteristiche botaniche hanno ispirato il Portofino Dry Gin, prodotto esclusivamente dalla regione italiana nord-occidentale della Liguria, sottolinea il suo co-fondatore Ruggero Ramo. Francesco Bargellini, direttore marketing di Ginarte, osserva che il suo gin è formulato utilizzando botaniche locali – in questo caso dalla campagna toscana – e il fatto che questi ingredienti siano stati utilizzati dagli artisti del Rinascimento per creare i loro pigmenti aggiunge un altro strato di storia.
E mentre Alessandro Malfitana, capo sommelier Quattro Stagioni San Domenico A Taormina, dove ha lanciato un progetto di distillati, si è rivolto al gin proprio perché, da esperto di vini, amava la profondità storica del gin e gli aspetti legati al terroir. Lui ei suoi soci producono un gin vulcanico con ingredienti provenienti dall’Etna, e la loro linea di prodotti include il gin rosé “Sir Lies”, che prende il suo colore dal tempo trascorso in vecchie botti prima di servire i vini rossi dell’Etna.
Volcano Etna Dry Gin, Sicilia
Se la bottiglia stessa, che comprende anche un tappo prodotto dalla lava vulcanica, non annuncia già l’identità siciliana del gin vulcanico, le note di finocchietto selvatico che saltano fuori dal bicchiere certamente lo fanno. Insieme ad altre botaniche dell’Etna, tra cui ginepro, arancia amara e la cremosità umami delle nocciole, si abbina magnificamente con il tonico del vulcano, composto da chinino e agrumi dell’Etna.
Portofino Dry Gin, Liguria
Gli agrumi dominano il palato di questo gin costiero italiano, con una salinità di erbe selvatiche aggrappate alle scogliere marine, dalla lavanda alla maggiorana, dalla salvia al rosmarino, e una nota finale di petali di rosa schiacciati. Ancora meglio un cocktail classico che ricrea il fascino e la popolarità del Portofino catturato nel panorama nelle bottiglie.
Ginarde Gin, Toscana
Prima che arrivino le note familiari di lavanda, fiori di sambuca e pigne e aghi di pino, questa bottiglia dipinge un profilo completamente unico introducendo calamina, zafferano e votive, tra gli altri prodotti botanici che collegano l’arte allo spirito. I migliori mixologi italiani hanno lavorato con Ginart per sfruttare il suo carattere unico, mescolando di tutto, dagli sciroppi di arancia e cannella agli amari al rabarbaro.
Questo articolo è apparso originariamente nel numero di aprile 2023 di Amante dell’alcool rivista. Clicca su LuiRe Iscriviti oggi!
Pubblicato il 7 aprile 2023
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